E' il concetto per esprimere il nostro lavoro nell'ambito della realtà virtuale, sentendoci più che Volontari Fratelli delle Misericordie.

Buona settimana.....
a cura di: Paolo Diani

 


Una scheggia impazzita


Riflessione sugli alti e bassi della vita  di  Daniele Arduino

Questa è la storia di una scheggia impazzita che ha deviato il suo percorso. Tutto sembra normale all’inizio, come tutto procede secondo ciò che è conosciuto ed ereditato. Credi che lo svolgimento sia lineare, perché dovrebbe essere altrimenti? E’ una sicurezza che può continuare a scorrere sulle tempestose onde della vita. Cime alte ed impervie di cui non ti poni il problema di evitarle perché non le conosci ancora. Ad un certo punto succede qualcosa che sconvolge gli equilibri, non l’avresti mai aspettato, ti sorprende. Come fare a fronteggiare un evento tanto grande, superiore ed infinitamente incomprensibile. Allora comincia a serpeggiare nel tuo cuore la desolazione e l’impotenza, la malinconia prende il sopravvento, il tuo corpo è sopraffatto, claudicante, rimane però in piedi.
Tutti i giorni il ricordo è forte, la memoria non ti lascia altro spazio che continuare a ripetere una nenia, una cantilena assordante. Non c’è più la tanto amata sintonia: è sparita, il contatto è interrotto, la fonte non comunica più al suo adepto. Scende l’oscurità che vela gli occhi, allora cosa è successo, dove andare se puoi procedere solo a tentoni? L’incontro avviene inaspettato e casuale tale da modificare tutti i tuoi comportamenti in funzione della ripetizione dell’appuntamento.
Libero arbitrio, predestinazione, come conciliare questi opposti? Credo che in mezzo a questi due termini ci sia una possibilità di passaggio, una via d’uscita. Il tempo, nel frattempo, è già stato modificato, così come lo spazio, che vengono aberrati da una mente sola. La visione viene distorta comple­tamente, quasi spezzettata in mille sfaccettature che non lasciano intravedere nessun spiraglio di luce. A chi ti puoi rivolgere, a chi chiedere lumi se intorno a te non c’è altro che vuoto che non ti ascolta, che non risponde? Scivolo lentamente nel baratro senza un barlume di coscienza che possa rendere un significato ad ogni tua azione.
Non per questo il mondo si ferma, la tua piccolez­za è lampante in confronto alla vastità dello spa­zio, e tu continui ad ingoiare veleno. La pazzia: incominci a domandarti se esiste, non stai forse per diventare pazzo? L’eco della tua disperazione viaggia negli spazi siderali, crea un riverbero, ritorna e ti colpisce. Sì, è stato creato un corto circuito, dentro di te il cuore batte sempre più forte, diastole, sistole, la tua mente rimane impressionata.

Decidi di reagire, di prendere in mano la tua vita e ti metti a cercare, a sondare, a scavare per tutto il tempo. Il processo si è avviato inarrestabile; la sofferenza raggiunge il suo culmine per poi esplo­dere; il corpo è grato, finalmente il respiro lo attraversa. Mi ricorda una storia, quella dell’uomo che visse due volte: per certi versi mi sento partecipe di un’analoga esperienza, colui che muore al passato.

 
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