1947


 

 


 

 

 

 

 

Dal Bollettino della Federazione Provinciale delle Misericordie di Firenze
del gennaio 1947 Anno II . N°1

Misericordes 1947

A tutte le Confraternite di Misericordia giunga il più fraterno augurio per l’anno nuovo, fiduciosi che esso porti un soffio vivificatore in tutte le nostre benemerite Istituzioni e che in esso si vedano rifiorire tutte quelle opere di cristiana carità per la quale sono sorte a beneficio dell’umanità sofferente.
Anche ai Confratelli di tutte le Misericordie inviamo il nostro fraterno augurio e il nostro incitamento a sempre meglio operare in quella missione di carità che fa sentire sincero dolore per la sofferenza, del prossimo sconosciuto al quale offriamo il nostro disinteressato e amorevole aiuto, paghi se la nostra opera di Misericordia avrà messo a lenire un dolore o a rendere meno penosa la sofferenza.
La carità non ci deve dar riposo, poiché per quanto diventi viva, sollecita, onnipresente, non sovrabbonderà mai oltre il bisogno. Che il nuovo anno sia dunque l’anno della resurrezione per tutti i nostri sodalizi; a tutti i Confratelli e ai buoni che collaboreranno con noi rivolgiamo quindi il fraterno Iddio ve ne renda merito.
Sfogliando il vocabolario
Non è azzardato affermare che oggi, in mezzo a tanto materialismo pauroso ed invadente, il vocabolo Misericordia, quasi che avesse fatto il suo tempo, stia per perdere il suo grande significato e tenda a confondersi con altri sinonimi di scarsa lega, che ne diminuiscono il suo altissimo valore etico - religioso.
Misericordia è amore; Misericordia è altruismo; Misericordia è bontà; Misericordia è carità; Misericordia è religione.
Amore, altruismo, bontà, carità, religione sono nomi belli, bellissimi, che quando si sentono pronunziare, commuovono; però sembra che non rimangano impressi nelle menti e nei cuori umani di oggi, in quei cuori ed in quelle menti che dovrebbero dar loro forma e vita. Piacciono, ma non si mettono in pratica, o si esercitano non perfettamente secondo il loro spirito. Quindi si chiudono nella loro bellezza astratta e pura, quasi selvaggia, come il ghiacciaio baciato dal sole, che nella sua fantasmagorica luminosità, attrae, ma abbaglia la vista; e, se pure lo si guarda volentieri, altrettanto volentieri se ne ritrae lo sguardo. Invece acqua e calore, elementi indispensabili alla vita, s’incontrano nella perfetta bellezza della Natura e, inconsci godono della loro potenza vivificatrice. Distinguendoli la loro benefica azione sarebbe paralizzata. Così della Misericordia, fonte perenne di carità cristiana, se non riscaldata dal vivo sole dell’Amore, con sorgente in menti ed in cuori capaci di bruciare amore, sempre con sacrificio, per il bene altrui.
La Misericordia vivrà, nella sua integra spirituale religiosa essenza, se l’amore degli uomini saprà, come i raggi solari il ghiaccio, discioglierla in linfa vitale e renderla capace di raggiungere qualsiasi livello sociale, alto, medio, basso, infimo. In caso diverso Misericordia rimarrà parola vana, confusa con tante altre cianfrusaglie nell’immensa scatola del vocabolario.
Come è vero che non di solo pane vive l’uomo, così la Misericordia non può essere il compendio di assistenza e beneficenza puramente e semplicemente in senso materiale, ché le mancherebbe l’Anima.
L’assistenza e la beneficenza per raggiungere il bisognoso nella voluta forma spirituale, conveniente e gradita, debbono partire dal Cuore della Misericordia religiosa, ossia dal cuore di chi, sposata la Misericordia in anima, mente, cuore e membra, ne esercita le Opere cristianamente e non altrimenti , perché allora si troverebbe misericordioso anche chi partecipa ad una festa da ballo, consapevole che il retratto del mondano ritrovo verrà destinato ad opere di bene. Ciò che è assurdo, non potendosi giungere alla Misericordia, intesa nel suo vero significato, attraverso un godimento prettamente materiale ed in aperto contrasto con l’alto fine, che la Misericordia stessa s’impone: fine che trova il suo principio nell’amore incondizionato verso chi soffre. Soltanto un amore di tal genere si fonde col dolore – morale e fisico- in una sintesi sublime e dà, a chi lo possiede e lo traduce in pratica, godimento spirituale con termine diretto in Dio.
Quindi se l’odierno misericordioso desidera che il vocabolo Misericordia si mantenga il suo vero significato e non sia considerato arcaico deve con ogni sforzo, con animo pronto e grato, con sacrificio intero, con carità cristiana, tendere con l’amore a vincere il dolore. Questa vittoria sarà per lui la Misericordia in atto, secondo gli insegnamenti di Cristo, il Misericordioso per eccellenza.


 

 
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