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Alessandro Allori detto il Bronzino "Assunzione di Maria"

Prato, Oratorio della Arciconfraternita della Misericordia

 

Alessandro  Allori detto il Bronzino "Assunzione di Maria"

Poste le solide basi della Compagnia del Pellegrino, non potevano i Fratelli tardar troppo a rendere pubblica venerazione a Colei che nell’istituire il pio sodalizio, si elessero a Patrona. Infatti, sotto il 24 gennaio 1594, trovasi questa deliberazione: “ ragunato detto dì il chorpo di nostra chompagnia quando tornarono dalle sante quarantore in chorpo di nostra chompagnia si deliberò e si fece huomini sopra a il fa fare la tavola che furono questi prete Donato Ceparelli Antonio Buonamici insieme cho m. Tomaso Villani e si dette loro piena autorità che loro facesino i detta tavola fare le fiure coloro parà più a proposito e fue vinto cho tutte fave nere che furono n° ventitre”. (libro di Deliberazioni seganto A. a c. 14, nell’Arch. dell’Arciconfraternita)
A fare il dipinto i tre Deputati scelsero Alessandro Allori, fiorentino, meglio conosciuto sotto il nome di Bronzino perché nipote e allievo del pittore Agnolo Bronzino. I periti dell’arte lo dicono gran disegnatore e buon pittore, seguace di Michelangelo da cui trasse ispirazione per le grandi vedute d’insieme e per lo studio del corpo umano. Ebbe pure molta inclinazione per i ritratti. Nacque nel 1535 e morì nel 1607 dopo una vita assai operosa.
L’artefice dipinse Maria che sale al cielo fra nubi luminose contornata  da un giro di angeli vagamente posti a corona, i quali portano in mano mazzolini di fiori; e due di essi reggono una zona svolazzante con la scritta: Pulchra ut luna, electa sicut sol, quasi aurora consurgens, nascosta in parte fra le pieghe del manto. Quei sette leggiadri angioli spargono nel quadro un tripudio di gioia festosa degno della Vergine, che quasi pare da essi trasportata verso il cielo. In basso, su uno sfondo di paese collinoso, spiccano due mezze figure assorte nella contemplazione del mirabile avvenimento.
Le loro vesti sono quelle dei Fratelli della Compagnia del Pellegrino, col sarrocchino e colla buffa, che uno tiene sul capo e l’altro gettata all’indietro. La posa di questi due personaggi tanto devoti attira irresistibilmente l’attenzione dell’osservatore. Il personaggio di destra ha le braccia incrociate sul petto ed alza il capo estatico come per manifestare tutto l’amore e la fede dell’animo suo grandissimo; l’altro ha le mani congiunte nell’atto di preghiera e il viso mesto che sembra invocare misericordia e protezione. Chi sono ? Non è possibile dirlo con certezza: la tradizione vuole che uno di essi sia Bartolommeo Buonfiglioli, colui che mosse il pellegrinaggio a Loreto, e che tornato fu uno dei più ardenti e operosi alla fondazione della nostra Compagnia. Ma che vale indagare o far pronostici! Basti sapere che sono due nostri Confratelli che dal quadro magnifico ci danno l’esempio più bello della preghiera e della umiliazione. Più indietro collocò il pittore gli Apostoli, quali in conversazione, quali in estasi; e nel centro il sepolcro scoperchiato della Vergine, dal quale Essa è risorta, fiorito meravigliosamente come un giardino. Intorno al sepolcro si legge la seguente iscrizione: Utinam effectus superasset affectum- Alexander Allorius Civ.
Flor. Ping. A. D. MDCIII.
Nel giugno 1603 e nel marzo 1604 risulta che un Piero Parigi legnaiolo è pagato per l’ornamento del quadro, forse per la cornice che egli fece, e nei mesi di aprile e maggio di quello stesso anno si spesero varie somme per porre la tavola all’altare e farvi la tenda di tela azzurra che la doveva coprire.
Ed ora due parole sulle vicende del quadro. Soppressa la Compagnia del Pelelgrino, anche il dipinto passò al Patrimonio Ecclesiastico, il quale in data 30 agosto 1788 lo consegnò al Comune insieme con altri per essere destinato alla Scuola di Disegno. Poco rimase in questa sede, perché nel luglio 1790 un certo Giovanni Nesti, che si qualifica Deputato del ristabilimento della Compagnia della “Misericordia detta del Pellegrino”, lo richiede al Comune, giacché questo quadro, scrive egli, “ dovrà servire per un uso sacro e per quel medesimo per cui fu esso fatto dipingere”.
(Arch. Comunale, filza N. 683 a c. 24)  E con deliberazione del 30 luglio 1791 il Magistrato Comunicativo concedeva il quadro richiesto,”per effetto di ornare l’altare  nella circostanza dell’imminente ricorrenza dell’apertura della Chiesa di detta Compagnia” (Arch. Comunale, Diurno N°503).
Tornò il quadro ai suoi legittimi proprietari, ma sul capo della Vergine Assunta più non brillava la corona argentea che i nostri devoti antenati Le avevano posto in segno di onore e di gratitudine.

 

L'incontro di Emmaus

tempera su parete nella sala maggiore della Compagnia del Pellegrino

"Proprietà Collegio Cicognini - Prato"


Pietro Annigoni 1970

Misericordia di Firenze

La stanza del Presepe

"particolare" tempera su parete nell'Oratorio della Misericordia di Prato (sagrestia)
"Giovanni Fabbroni pittore pratese della metà del 700"