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L'Ambulanze d'epoca


Sono oltre venti i mezzi recuperati dal gruppo Ambulanze d'Epoca 
 

Pensieri e ricordi di un
"giornante del giovedì"

 Alle 20,30 muniti di torce a vento e intabarrati nei mantelli nove fratelli della Misericordia partirono da via dell'Oche per la Calvana.


Opera di Pietro Annigoni


 

E' il concetto per esprimere il nostro lavoro nell'ambito della realtà virtuale, sentendoci più che Volontari Fratelli delle Misericordie

Opere di Misericordia

da “Salti nel tempo” Editore Vallecchi – Firenze ripreso da La Fiamma – Numero unico della Misericordia di Carmignano del 27 settembre 1953

S’erano riuniti per studiare il modo di dare un’autoambulanza alla Misericordia: trovare il necessario, i quattrini. Conservatori e Fratelli vennero a parlare dei casi accaduti in altri tempi, quando i mezzi di soccorso non c’erano; quella volta che la partoriente scodellò il figliolo a mezza strada, e nessuno sapeva dove mettere le mani. Meno male che avevano portato con sé la levatrice. Di quell’altra quando andaron tutti in un fosso addosso alla levatrice, quella bella, che per levarla dal carro ribaltato doveron tirarla per le gambe.
Disse il Conservatore Galeotti:
O del fatto del Terri ve ne ricordate?
Nessuno dei presenti se ne ricordava: era quasi trent’anni addietro, quando ancora c’era il tranvai a vapore. Allora adopravano il carro lettiga a cavalli.
Una domenica arrivan da me due donne di dilà dal Poggio tutte trafelate: “Venite presto; s’è trovato un uomo disteso sotto il portico del Cirro; sta per morire”.
Via: corro alla Misericordia, fo chiamare Pietrino di Martino che attacchi subito, mando a cercare Zatta, Giulio di Gano, e si corre a casa del Cirro. Sotto il portico, sdraiato sulla paglia, si trova il Terri.
Si rotolava come una bestia, rantolava. Si raccatta, s’infila nel carro, si sale tutti; e frusta Pietrino, verso Firenze.
Era di luglio, dopo desinare.
Un sole , un caldo, un polverone.
Il cavallo trotterellava tra tafani; botte; il carro rimbalzava su sassi, traballava, dondolava; il Terri seguitava a torcersi. Pareva il castigo. La strada non finiva più.
S’arriva a Firenze che s’era mezzi morti anche noi. Sarà stato le sei. Si va difilati allo Spedale e si scarica di peso come un cadavere il Terri al Pronto Soccorso.
Dopo s’andò a mangiare. Alla trattoria, Pietrino dice: Con quel cavallo non si può mica rifar la strada senza dargli un beverone e lasciarlo riposare. Assai se ci siamo arrivati tutt’in una tirata. Quando s’è mangiato lo porto in una rimessa: s’anderà via quando si potrà.
Tutta la sera si girellò per Firenze; in Piazza Vittorio; di là d’Arno. Pietrino ogni tanto faceva una scappata alla rimessa. ma il cavallo era sempre balogio.
Stanchi morti, si finì al Caffè della Rosa che stava aperto tutta la notte. Dal sonno si cascava da tutte le parti: si faceva ridere tutti quegli attori e quelle sciantose che c’erano. Finalmente verso il tocco Pietrino tornò e disse che ci si poteva rimettere in cammino per tornare a casa.
Per lo stradale si camminava come lumache. Tra il buio, la stanchezza e quell’altalena, si dormiva tutti. Cominciava a far giorno che s’era passato appena San Donnino. Ma almeno non si dormiva più.
Quando siamo a Tozzinga, si sente dietro di noi fischiare il primo tranvai delel cinque che arrivava da Firenze. Pietrino tirò da parte per lasciare libero il binario.
Quando il tranvai sempre fischiando e sbuffando, ci passo accosto, mi volto, vedo sulla piattaforma dell’ultimo vagone uno ritto con la pipa in bocca a pigliare il fresco.
“Porca Maremma! Eppure quello gli è il Terri” – fo
“Macché! - dice Giulio di Gano – non può essere”.
“Sì! il Terri. A quest’ora sarà in agonia!” – fa Zatta
“Ragazzi, quello gl’era il Terri. L’ho riconosciuto. Ora, quando s’arriva vedrete se non era lui”.
Ma nessuno ci voleva credere. – Ma come il Terri, se s’era lasciato all’ospedale in fin di vita?
Pietrino cominciò a frustare il cavallo a quello Dio. Frusta che ti frusto, s’entrò nel Poggio quasi quando il tranvai. Si tira avanti per andare a staccare, e quando siamo dinanzi a Birilla, chi ti si vede? Seduto sulla panchina fuori l’uscio, il Terri che se la fumava a gambe larghe.
“Ve lo dicevo io?”.
Tutt’e tre queglia ltri restarono. Gli si domandò: “O codesta? O come l’è andata? “
“Bene l’è andata – disse il Terri – dopo che mi avete lasciato gli è arrivato il Dottore; gli ha visto che ero briaco, m’ha fatto annusare una boccettina, m’ha trattato di tutti i nomi e m’ha buttato fuori.
Il fresco della notte m’ha fatto bene. Stamani ho preso il primo tranvai; e son arrivato a casa prima di voialtri.
- Prima di noi gli era tornato a casa, invece di morire – dopo che per via di lui s’era passato una giornata come quella.


Ardengo Soffici      
 

 
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